Letture 2010 | |
Il medium e le pratiche |
IL MEDIUM E LE PRATICHE
Per ragionare logicamente bisogna scrivere alfabeticamente. Non basta cioè parlare con la bocca e prestare ascolto con l’orecchio al discorso risonante. Occorre «vedere» il discorso, sottoporlo all’analisi e alla manipolazione dell’occhio, a una linearizzazione e schematizzazione che sono soltanto visive. E necessario insomma che a presiedere alla pratica linguistica sia un occhio e non un orecchio. Questo è l’orizzonte d’esperienza che l’avvento del medium alfabetico ha reso possibile, rivelandosi come la soglia di apparizione della voce pura e dell’umanità della theoria, cioè di quel mutamento radicale di atteggiamento che prende il nome di «filosofia». Fuori da un tale orizzonte ci potranno essere infinite forme di «sapienza», ma non «scienza». Attraverso una peculiare rilettura della singolare e nota riflessione di McLuhan sui media, per il quale il «messaggio» di un medium è la modificazione del ritmo, delle proporzioni e degli schemi dell’esperienza che esso produce, Di Martino delinea una sorta di auto-bio-grafia del soggetto filosofico-logico, che ha il suo filo conduttore nell’avvento del medium alfabetico. Ma con quale evidenza l’apertura della pratica alfabetica (nell’indistricabile connessione a innumerevoli altre pratiche con le relative aperture di senso) si rivela, al nostro sguardo genealogicamente orientato, come la segreta provenienza della (nostra) mente logica? Non si tratta solo di un effetto retroattivo del punto d’arrivo in cui ci troviamo (come si dovrebbe dire se «ermeneuticamente» ben educati)? Con questi interrogativi, nei quali è in causa la «verità» della pratica genealogica stessa, si misura Di Martino alla fine del suo percorso.
Carmine Di Martino (Domodossola, 1958) lavora dal 1988 presso la Cattedra di Filosofia teoretica dell’Università degli Studi di Milano. Ha curato il volume antologico E. Husserl, Semiotica (Spirali, Milano 1984) e la traduzione di Derrida, Introduzione all’Origine della Geometria di Husserl (Jaca Book, Milano 1987). Al pensiero di Derrida ha dedicato il lungo saggio che precede la traduzione (Derrida all’origine) e il volume L’evento, la traccia e l’esperienza (CUEM, Milano 1992).
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